Il Premio nasce nel 2003 allo scopo di promuovere il potenziale artistico e creativo degli artisti under 40. Nel corso degli anni l’organizzazione del concorso ha vantato numerose collaborazioni con sedi espositive di rilievo, nazionali e tedesche, come il Mart, Museo d’arte moderna e contemporanea di Rovereto, il Museo della Permanente di Milano, il MACRO Testaccio di Roma, il Museo civico di Palazzo della Penna di Perugia, l’Institut Mathildenhöhe di Darmstadt, la Künstlerhaus di Graz e la Stadtgalerie di Kiel.
Debora Garritani, Monica Mazzone, Alessandro Nanni sono i vincitori del decimo Premio VAF, assegnato il 27 settembre al Mart di Rovereto. Nella stessa occasione, il comitato scientifico composto da Elena Pontiggia, Gabriella Belli, Nicoletta Colombo, Volker W. Feierabend, Serena Redaelli, Denis Viva ha conferito un premio alla carriera a Marcello Morandini.
“Il Premio VAF si distingue per la ricerca e per l’amore che riserva ai giovani artisti. È una proiezione della sensibilità, del gusto e dell’istinto di Volker W. Feierabend, che trova conferma a posteriori nelle scelte dei critici che accompagnano la sua passione per l’arte del Novecento italiano e per gli artisti delle ultime generazioni sui quali il giudizio non si è ancora definito.
Feierabend deve molto al Mart che ha accolto la sua collezione valorizzandola; e il Mart deve molto a Feierabend che nel museo ha trovato la casa per i suoi quadri. Che, dopo Kiel, l’organizzazione del Premio abbia sede al Mart è per me la conferma di un rapporto ormai storico e motivo di orgoglio per l’impegno che la selezione dei concorrenti e la scelta dei premiati comportano, nella sorpresa di conoscere personalità fino a oggi sconosciute.
Con questo spirito ho condiviso la volontà del Fondatore di accogliere il Premio nelle sale del museo vivificate dalle opere fondamentali di tanti maestri del Novecento appartenenti alla Fondazione VAF, perché le nuove opere di giovani artisti convivano e condividano gli stessi spazi”
Vittorio Sgarbi, Presidente del Mart
Primo premio
Debora Garritani
Nasce a Crotone nel 1983. Conseguito il diploma di maturità scientifica, intraprende studi giuridici presso l’Università di Parma, che abbandona per studiare all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, dove consegue il diploma accademico di primo livello in pittura e in seguito quello di secondo livello in fotografia. Inizia a esporre in Italia e all’estero nel 2012; nel 2013 è finalista al Co. Co. Co Como Contemporary Contest; nel 2014 tiene la prima personale allo Studio d’arte Cannaviello di Milano ed è ammessa alle selezioni finali del Premio Cairo. Nel 2017 nuova personale allo Studio d’arte Cannaviello. Nella ricerca artistica affronta i temi esistenziali che caratterizzano la società contemporanea, tra cui il labile confine tra realtà e finzione, tra naturale e artificiale, la riscoperta del senso dell’attesa in una società dominata dal consumismo, e l’impatto quotidiano con le paure amplificate dopo la recente pandemia.
La tecnica raffinata della stampa fotografica su carta di cotone, il lavoro sull’autoritratto come indagine introspettiva, la costruzione artigianale degli ambienti, la ricerca estetica decisamente calata nel presente ma con continui rimandi all’iconografia passata, sono alcuni degli elementi che hanno convinto la giuria a premiare Garritani.
Scrive Nicoletta Colombo nel catalogo della mostra che Garritani è capace di creare “stanze delle meraviglie che fluttuano tra verità e illusione in un effetto di persistente ambiguità tra natura e sogno”.
Secondo Premio
Monica Mazzone
(Milano, 1984) si è formata presso l’Accademia di Belle Arti di Brera e lo IED di Milano. Attualmente insegna Cromatologia presso l’Accademia Aldo Galli di Como. È stata artista in residenza presso la NARS Foundation di New York, il MASS MoCA di North Adams e Lac o le Mon Foundation in Salento. Conduce la sua ricerca sulla possibilità di esprimere e percepire visivamente l’ossessione per la perfezione, avendo la geometria come principio guida. Le sue opere si traducono in “Immagini-Oggetto”, ossia dipinti, disegni e sculture checombinano bidimensionalità e tridimensionalità.
Mazzone partecipa in modo autonomo alla revisione e alla messa in discussione dei punti fermi dell’arte astratta, in corso in questi ultimi anni. Nelle parole del professor Denis Viva: “Il risultato finale è una combinazione inestricabile tra controllo e imprevedibilità, bilanciamento e dinamismo, nettezza e polisemica. […] Il corpo non è distinguibile dalla geometria, il tempo dal prodotto, l’esecuzione dal coinvolgimento psichico”
Terzo Premio
Alessandro Nanni
(Carpegna, 1991) dopo la laurea in Lettere Moderne conseguita all’Università di Bologna, nel 2016 si laurea in Fotografia dei Beni Culturali all’ISIA di Urbino. Inizia poi a collaborare con Paolo Semprucci nel campo della fotografa di architettura e beni culturali e con Simone Casetta nel campo della stampa analogica fine-art. Dal 2017 approfondisce i fondamenti della drammaturgia dell’immagine occidentale con Giovanni Chiaramonte, di cui è assistente alla didattica nel corso di Teoria, storia e tecnica della fotografia presso il corso di Televisione, cinema e new media dello IULM di Milano. Dal 2018 è photo editor della rivista internazionale di storia dell’arte “Arte Cristiana” (Milano) ed è docente di Fotografia presso la Nuova Accademia di Belle Arti di Milano.
Descritte in catalogo da Elena Pontiggia, le opere di Nanni sono dei frammenti. Non c’è nulla di aneddotico, potrebbero appartenere a qualsiasi luogo.
Eppure il lavoro di Nanni non assomiglia a nessun altro, “l’artista coglie segni e tracce quasi impercettibili, in una sorta di minimalismo lirico, dove però è la luce di un giallo pallido o di un bianco nebbioso che rivela che nulla è minimo. Perché non c’è nulla che non possa essere rischiarato”.
Premio alla carriera
Marcello Morandini (Mantova, 1940)
Tra gli artisti più presenti nella collezione d’arte della Fondazione e noto al pubblico e ai critici tedeschi, è uno dei protagonisti dell’arte concreta.
Morandini “appartiene pienamente al secolo in cui è nato, il Novecento, che è stato il secolo del dubbio, della consapevolezza socratica del nostro non sapere. C’è anche l’ombra nella luce delle sue opere” scrive Elena Pontiggia nel catalogo che accompagna la mostra. “Le sue sono scacchiere metafisiche, tavole pitagoriche dell’essere e del non essere, costruzioni luminose in cui si annida l’oscurità, sia pure levitata e paradossalmente lucente”
Giunto alla decima edizione il Premio VAF viene assegnato ogni due anni dall’omonima fondazione tedesca a giovani artisti e artiste italiani under 40. Come già accaduto nel 2019, la tappa italiana del Premio VAF viene ospitata al Mart. In occasione dell’inaugurazione sono stati annunciati i nomi delle vincitrici e/o dei vincitori.
Il progetto prevede infatti una prima tappa alla Stadtgalerie di Kiel dal 15 giugno al 1° settembre 2024 per poi arrivare al Mart dal 28 settembre 2024 al 9 febbraio 2025.
La preselezione degli artisti, realizzata per la prima volta sulla piattaforma digitale del sito web della Fondazione, ha permesso di valutare oltre un centinaio di application e dopo un attento esame delle varie posizioni artistiche il Comitato Scientifico della Fondazione VAF ha scelto i nomi dei 13 finalisti della mostra: Adriano Annino, Antonio Barbieri, Chiara Calore, Valentina Diena, Roberto Fanari, Debora Garritani, Teresa Giannico, Jacopo Ginanneschi, Monica Mazzone, Alessandro Nanni, Davide Quartucci, Michele Tajariol, Beatrice Taponecco.
Come per la scorsa edizione, la Fondazione VAF ha assegnato anche quest’anno un primo premio del valore di 15.000 euro, un secondo premio del valore di 7.500 euro, e un terzo premio del valore di 5.000 euro. Il vincitore, oltre al conferimento del premio in denaro, avrà diritto all’acquisizione dell’opera in concorso che entrerà a far parte della Collezione della Fondazione VAF.
La mostra si completa con la pubblicazione di un catalogo, in edizione trilingue italiano, tedesco e inglese che documenta tutte le opere in mostra.
L’editore è Manfredi.
Discorso del Presidente della Fondazione VAF in occasione della cerimonia di premiazione dei vincitori – Mart – 28 settembre 2024
È un grande piacere per me darvi il benvenuto oggi all’inaugurazione del decimo Premio d’Arte. È anche la terza volta che il nostro Premio apre le sue porte qui al Mart e vorremmo quindi ringraziare in particolare il Prof. Vittorio Sgarbi, il direttore Diego Ferretti, Daniela Ferrari e il suo staff per la loro gentilezza, il loro entusiasmo e la loro continuità.
Dal 2003, il Premio è stato organizzato all’incirca ogni due anni, quindi per un periodo di circa vent’ anni, durante i quali abbiamo premiato le opere di un totale di 137 artisti e le abbiamo presentate a un pubblico interessato. Siamo orgogliosi di poter affermare che molti di questi partecipanti, all’epoca ancora giovani, godono oggi di un’ottima reputazione e di un curriculum di tutto rispetto nel panorama artistico italiano e internazionale. Si potrebbe quindi pensare che il Premio d’Arte della Fondazione VAF sia stato una sorta di trampolino di lancio per le loro carriere. Tuttavia, li ha almeno sostenuti, dato che il sostegno e la promozione sono anche uno dei compiti principali della Fondazione VAF.
In occasione dell’ultima edizione del Premio, la nona, ho spiegato che il nostro Comitato Scientifico ha dovuto selezionare i finalisti tra oltre 100 artisti, un’impresa già all’epoca piuttosto difficile. Per l’attuale Premio, abbiamo creato con successo un nuovo sistema di candidatura e questa volta siamo stati in grado di selezionare i finalisti tra oltre 150 artisti, il che, come si può immaginare, non ha necessariamente reso le cose più facili per noi.
Durante questo processo di selezione, ci siamo resi conto che le tendenze nel mondo dell’arte cambiano e si spostano continuamente. Mentre negli ultimi 10 anni l’attenzione si è concentrata maggiormente sui nuovi media come la videoarte, la performance e le installazioni, negli ultimi 2-3 anni si è spostata maggiormente verso le discipline classiche come la pittura, la scultura, l’arte oggettuale e la fotografia, con quest’ultima in particolare che sta formando nuovi linguaggi grazie alla simbiosi tra fotografia ed elaborazione computerizzata delle immagini. La pittura e la scultura sono quindi nuovamente rappresentate in modo più forte e anche la fotografia è presente in mostra con nuove idee mutuate dai cambiamenti della tecnologia e in particolare al supporto di Internet.
Al momento della selezione dei partecipanti, per noi era particolarmente importante che le opere d’arte e quindi gli artisti sviluppassero le proprie idee e che realizzassero queste opere con la loro creatività, le competenze e le capacità appropriate abbinate alla bravura e al talento, al fine di generare emozioni e impressioni che avessero un effetto duraturo sullo spettatore.
La difficoltà in questo caso è stata quella di distinguere se la rispettiva opera d’arte fosse una nuova idea indipendente o se si trattasse dell’ulteriore sviluppo di un’idea esistente nella quale è stata poi incorporata la creatività propria di ciascun artista, oppure fino a che punto si trattasse di una mera copia di qualcosa che già esisteva.
Il nostro obiettivo era quindi quello di creare una miscela di stili artistici diversi che soddisfano i criteri di creatività artistica e di ricerca dell’originalità.
L’artista americana Georgia O’Keeffe ha espresso questo approccio nella seguente citazione: “Ho scoperto che con i colori e le forme potevo esprimere cose che non potevo dire in nessun altro modo, cose per cui non avevo parole”.
L’arte contemporanea si traduce in un esame socialmente rilevante del presente. Può essere ambigua, irritante e/o perfino inquietante, e ciò porta a una nuova prospettiva sull’arte.
Durante il nostro processo di selezione, ci siamo resi conto che un’opera d’arte finita può essere ingannevole e che a prima vista non si riconosce il lavoro, lo sforzo e l’abilità dell’artista contenuti in queste opere.
Per questo motivo, e per illustrare la creazione delle varie opere, abbiamo chiesto agli artisti di realizzare brevi video dei loro processi creativi e di metterli a nostra disposizione. Così potrete vedere voi stessi come è stata creata ogni opera d’arte e il lavoro, l’impegno e la creatività che vi sono stati profusi.
L’obiettivo di ogni Premio è quello di selezionare un gruppo di finalisti tra il gran numero di giovani artisti italiani e poi scegliere i tre vincitori che meglio soddisfano i nostri criteri.
E presto scopriremo chi sono questi tre vincitori del Premio.
In occasione dell’ultimo Premio, abbiamo istituito un altro premio, il Premio alla Carriera, ossia il premio per i risultati artistici di una vita, che quest’anno sarà assegnato al noto artista Marcello Morandini.
L’idea di creare questo premio è nata dall’idea di onorare un artista affermato e vivente, considerato leader di un particolare movimento artistico. Il primo “Premio alla Carriera” è stato assegnato a un pittore del Figurativismo, Paolo Baratella, e il secondo di quest’anno a un artista del Neocostruttivismo e dell’Arte Concreta, Marcello Morandini.
Se poi guardate le opere degli artisti e magari vi ponete una delle seguenti domande su una o l’altra opera: il “Come?”, il “Perché?” o il “Cosa?” e soprattutto il “mi piacciono queste opere?”, potrei elencarvi due citazioni di artisti famosi per aiutarvi a rispondere:
La prima è di Andy Warhol:
“Non pensare di creare arte, ma falla e basta. Lascia che siano gli altri a decidere se è buona o cattiva, se la amano o la odiano. Mentre decidono, crea più arte”.
E la seconda di Giorgio Morandi:
“Credo che nulla possa essere più astratto, più irreale, di ciò che vediamo realmente”.
È quindi irrilevante la motivazione che spinge un artista a creare le sue opere, perché la credibilità risiede nell’opera e non nell’artista. Perché l’arte che non disturba, non provoca o almeno non ci tocca interiormente è semplicemente irrilevante.
Tenendo presente questo, vi auguro di apprezzare le opere d’arte del nostro decimo Premio. Godetevi i diversi orientamenti dell’arte esposta.
Concludo con le parole di Pablo Picasso, che a mio parere non potrebbero descrivere meglio il significato dell’arte:
“L’arte lava dall’anima la polvere della vita quotidiana”.
Thorsten A. Feierabend
Veduta della mostra. Ph Mart, Edoardo Meneghini, 2024
La Fondazione VAF è molto lieta di comunicare che la prima tappa della decima edizione del “Premio Fondazione VAF” si terrà presso la Stadtgalerie di Kiel in Germania dal 15 giugno al 1 settembre 2024. La preselezione degli artisti, realizzata per la prima volta sulla piattaforma digitale del sito web della Fondazione, ha permesso di valutare oltre un centinaio di application e dopo un’attento esame delle varie posizioni artistiche il Comitato Scientifico della Fondazione VAF ha scelto i nomi dei 13 finalisti della mostra: Adriano Annino, Antonio Barbieri, Chiara Calore, Valentina Diena, Roberto Fanari, Debora Garritani, Teresa Giannico, Jacopo Ginanneschi, Monica Mazzone, Alessandro Nanni, Davide Quartucci, Michele Tajariol, Beatrice Taponecco.
Accanto al premio per giovani artisti, la VAF-Stiftung assegnerà anche quest’anno un Premio alla carriera, circoscritto agli artisti documentati nella grande, enciclopedica collezione d’arte italiana della Fondazione. Un omaggio agli artisti di lungo corso che quest’anno presenterà le opere in collezione VAF di Marcello Morandini, artista, architetto, designer fra i più importanti rappresentanti dell’Arte Concreta in Europa.
In occasione della mostra sarà pubblicato un catalogo, in edizione trilingue italiano, tedesco e inglese che documenterà tutte le opere in mostra.
Alla prima tappa tedesca, seguirà la seconda esposizione della mostra presso il Mart, museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, durante la quale si terrà l’attesa cerimonia di premiazione degli artisti vincitori.
Presidente Fondazione VAF:
Thorsten A. Feierabend
Comitato Scientifico:
Elena Pontiggia (Presidente), Gabriella Belli, Nicoletta Colombo, Volker W. Feierabend, Serena Redaelli, Denis Viva
Catalogo:
Manfredi edizioni
Stadtgalerie Kiel:
https://www.kiel.de/de/kultur_freizeit/stadtgalerie/
Inaugurazione: 14 giugno 2024
Apertura al pubblico: 15 giugno – 1 settembre 2024
Introduzione in occasione dell’inaugurazione della mostra “X. Premio Fondazione VAF. Posizioni attuali dell’arte italiana”, il 14 giugno 2024 presso la Stadtgalerie di Kiel.
Caro Presidente della città Aust, Caro Console onorario Meyer, caro signor Volker Feierabend, caro signor Thorsten Feierabend, cari artisti italiani, Signore e Signori,
Vorrei anche dare personalmente il benvenuto al Presidente del Mart – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, Vittorio Sgarbi e, a nome del Consiglio di Amministrazione della Fondazione VAF, alla Presidente Elena Pontiggia, giunta qui oggi da Milano. Il Consiglio di fondazione non è solo responsabile degli artisti e delle opere selezionate, ma ha anche riposto la sua fiducia in me per collocare le opere qui nell’edificio insieme ai miei colleghi e per introdurne il contenuto questa sera.
Quest’anno presentiamo per l’ottava volta la mostra concorso del Premio Fondazione VAF. Si tratta di una mostra che si concentra sull’Italia e mira a far conoscere meglio l’arte italiana in Germania. Non solo sullo sfondo delle crescenti tendenze nazionalistiche in Europa e nel mondo intero e dell’appropriazione dell’arte per ideologie o schieramenti politici, mi sembra importante ripetere da questo palco alcune frasi che ho già pronunciato due anni fa all’inaugurazione del IX Premio Fondazione VAF:
In un momento in cui i confini nazionali sono sempre più al centro di discorsi politici, possiamo e dobbiamo chiederci fino a che punto i confini geografici e nazionali possano essere determinanti per uno spazio culturale o artistico, o se debbano esserlo del tutto. La digitalizzazione globale e le distanze sempre più ridotte suggeriscono che anche le diverse formulazioni artistiche si stanno avvicinando per formare un linguaggio visivo-artistico onnicomprensivo. Punti focali e temi locali si fondono con aspetti e discorsi internazionali. Le differenze tra i diversi Paesi sembrano appianarsi, forse addirittura dissolversi. Le ultime due grandi mostre mondiali d’arte contemporanea, Documenta e la Biennale di Venezia, dimostrano che si tratta di un errore. Entrambe si sono poste l’obiettivo di mettere al centro la produzione artistica del cosiddetto Sud globale. Uno sforzo importante e atteso, ma anche un segno che all’interno del mondo dell’arte globale esistono ancora gerarchie e posizioni di supremazia che possono essere ricondotte anche ad attribuzioni geografiche e a ordini mondiali basati su di esse. Questo porta all’idea che esistano ancora idee e categorizzazioni stereotipate quando si guarda a Paesi, aree culturali e religioni diverse.
Un premio come il Premio Fondazione VAF, che sceglie i confini nazionali come criterio, ma che allo stesso tempo li supera e mostra le posizioni artistiche selezionate in un altro Paese, permette anche di avere questi punti di vista sfaccettati e multistrato oltre che di vedere l’arte. Per me è anche un simbolo del fatto che l’attraversamento delle frontiere, la mediazione e la comunicazione sono mezzi fondamentali per andare a fondo di questi stereotipi e, nel migliore dei casi, prevenirli. Infatti, anche se il Paese Italia costituisce la cornice di questa mostra, non dobbiamo perdere di vista il fatto che tutte le opere sono formulazioni artistiche individuali che si basano su influenze culturali indipendenti. Le singole opere ci danno l’opportunità di superare ogni confine e attribuzione mentale e di concentrarci sulle singole posizioni.
Quattordici posizioni sono visibili nella mostra che si inaugura oggi. Tredici giovani artisti e un premio onorario, il cosiddetto Premio alla carriera, che quest’anno viene assegnato all’artista Marcello Morandini, nato a Mantova nel 1940. Sono lieto di avere l’opportunità di esporre opere di questo protagonista dell’arte concreta di rilevanza internazionale. Anche il fatto che sia stato rappresentato con opere alla Documenta del 1977 depone a favore della sua importanza. Le opere di Morandini formano un gioco di luci e ombre, di linee e superfici, che ancora oggi affascina per la sua grande chiarezza formale.
Ma veniamo alle giovani posizioni di questa mostra e iniziamo il tour immaginario attraverso le sale espositive. Subito all’inizio, si viene accolti da sculture e rilievi in filo metallico. Roberto Fanari, nato nel 1984 a Cagliari, in Sardegna, vive oggi a Milano. Il suo lavoro è caratterizzato dallo stretto intreccio tra linea, spazio e figura. Il filo di ferro è il suo materiale principale, con il quale esplora le questioni della forma, della figura tridimensionale e del disegno. Allo stesso tempo, riconosciamo in queste figure un esame della tradizione pittorica occidentale. Sceglie quindi la scultura figurativa classica libera, il rilievo o la forma dell’arazzo come mezzo di rappresentazione. La sua persona gioca sempre un ruolo nella ricerca del motivo. Per esempio, vede il rilievo “La mia casa è una fortezza” come una rappresentazione della sua casa. Oppure l’opera “Sana me” come autoritratto, che lo raffigura come guerriero con un’armatura a squame di pesce e catene sulla testa e sulle braccia. Tre nicchie nell’armatura sono riempite di medicinali come simbolo dell’odierna armatura protettiva. Tra l’altro, questi elementi ricordano fortemente la venerazione delle reliquie e le relative promesse di salvezza nella cultura cristiana, al più tardi dal Medioevo. Anche le fiamme dell’inferno sembrano diffondersi lungo il bordo inferiore della scultura.
Nella stessa sala si trovano le opere di Teresa Giannico. Nata a Bari nel 1985, vive oggi a Milano. Con le sue opere, facciamo un salto nelle attuali possibilità di produzione di immagini digitali. Quelli che a prima vista sembrano dipinti classici, si rivelano a un secondo sguardo disegni digitali basati su tecniche di collage digitale. I suoi motivi sono quelli classici della storia della pittura occidentale: paesaggi, interni, nature morte, ritratti individuali e di gruppo. L’artista scompone digitalmente le immagini raccolte su Internet e sui social media in piccoli frammenti fotografici, che poi riassembla in nuove immagini. Sembra un tentativo di decostruire le nostre tradizioni pittoriche e di esaminare criticamente la loro continuazione automatica.
Abbiamo scelto il suo ritratto di tre giovani uomini come motivo paradigmatico del titolo del programma annuale di quest’anno. Qui in mostra, il ritratto è appeso alla parete a vista di fronte all’ingresso delle sale espositive, visibile da lontano. Accanto a questo ritratto si trovano le opere di Michele Tajariol, nato a Pordenone nel 1985. “Corpo Estraneo” sono maschere ricavate dalle cinture di sicurezza. Indossate dall’artista stesso nelle fotografie, oscillano tra protezione e costrizione, tra sicurezza e costrizione. Allo stesso tempo, pongono domande al soggetto dell’artista e quindi anche alla libertà dell’arte in generale. Un’altra maschera costituisce il punto di partenza del dittico “Fake Face”: l’artista ha tirato una maschera, costituita da un collage fotografico di varie parti del suo viso, sul proprio volto per generare un ritratto fotografico di se stesso. Il sé artistico come assimilazione di frammenti di altri.
Da queste opere politico-identitarie arriviamo ai lavori costruttivi di Monica Mazzone. Nata a Milano nel 1984, vive oggi tra Milano e New York. Le sue astrazioni sono il risultato dei calcoli più precisi, in cui le regole della geometria sono prese come principio guida. È il desiderio di visualizzare gli stati emotivi e trasformarli in un puzzle di superfici astratte, forme geometriche e sfumature di colore impeccabili. Formalmente simili, ma in totale contrasto, sono le opere concrete del vincitore della menzione d’onore Marcello Morandini nello studio adiacente.
Gentile pubblico, nell’ambito delle mostre del Premio Fondazion VAF, mi viene ripetutamente chiesto se posso identificare qualcosa di tipicamente italiano, qualcosa di speciale che continua ad emergere in queste mostre. Una caratteristica è certamente il modo in cui affrontano e analizzano esplicitamente la storia dell’arte classica occidentale e le sue tradizioni pittoriche.
Se vogliamo, con Jacopo Ginanneschi e Chiara Calore nella vetrina di fronte alle sale della Fondazione Heinrich Ehmsen, abbiamo due rappresentanti che si confrontano decisamente con il linguaggio visivo della pittura classica occidentale: Jacopo Ginanneschi è nato nel 1987 a Castel del Piano in Toscana, dove tuttora vive e lavora. I suoi dipinti testimoniano la sua predilezione per la pittura toscana del XIII e XIV secolo. Ciò si può notare già solo nella tecnica, in cui applica la pittura a olio dopo aver steso la colla di coniglio e il gesso sul supporto di legno. I motivi mostrano chiaramente la combinazione di temi allegorici cristiani e architetture storiche con figure e spazi contemporanei.
Chiara Calore, nata ad Abano Terme nel 1984, vive a Venezia. Nei suoi dipinti di grande formato, attinge a motivi di quadri noti come “Déjeuner sur l’herbe” di Manet o “La grande odalisque” di Ingres, combinandoli con altri motivi per creare spazi pittorici ibridi. È una pittura opulenta che ci sfida a decodificare questi mondi pittorici ibridi. Dalle ingenue pitture rupestri alle forme liquide delle rappresentazioni digitali, tutto ciò che la nostra storia dell’arte e la nostra cultura visiva hanno da offrire sembra essere incluso. E non in modo puramente arbitrario, ma assemblato in dipinti esteticamente composti.
Un’altra vetrina della nostra mostra si concentra sui disegni iperrealistici di Valentina Diena, nata a Milano nel 1996 e che ancora oggi vive e lavora in città. Disegnati con precisione artigianale con matita colorata su carta, i suoi oggetti quotidiani sembrano essere esaminati nei minimi dettagli. Utilizza un paio di stivali Doc Martens rossi, una macchina da scrivere o un tubetto di vernice spremuto per esplorare le questioni della feticizzazione degli oggetti sotto forma di esagerazione e ingigantimento. I riferimenti alla Pop Art e all’iperrealismo americano sono qui chiaramente riconoscibili.
L’uso del marmo è certamente un must in una mostra di arte italiana. Beatrice Taponecco, nata a Sarzana nel 1987, vive oggi nel piccolo paese di Pulica, non lontano da dove si estrae il marmo di Carrara, famoso in tutto il mondo. Gli elementi naturali sono fonte di ispirazione per le sue sculture, che realizza con un’ampia varietà di tipi di marmo. La pietra grezza viene trasformata dal suo trattamento scultoreo in una scultura raffinata che gioca con la luce, la forma, la levigatezza, la rugosità, la solidità e la fragilità.
Nella stessa sala sono esposti i dipinti della più giovane partecipante a questa mostra. Nato a Senigallia nel 2000, Davide Quartucci vive oggi tra Senigallia e Milano, dove studia pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera. Ci trasporta in un mondo immaginario con creature mistiche e mitiche che scrutano e osservano la natura in modo quasi malinconico, concentrandosi sul più piccolo dettaglio, sia esso un fungo, un formicaio o un piccolo buco nel terreno.
Una stanza più avanti, le fotografie di Alessandro Nanni osservano da vicino l’ambiente circostante. Nella tradizione della fotografia documentaria, ci mostra la sua visione della città natale di Carpegna, nel Montefeltro, in Italia centrale, dove è nato nel 1991. Ora che vive a Milano, ha una visione distanziata del luogo e ci mostra fotografie che contrastano con le visioni della zona che circolano su internet, ad esempio: Palazzi del XV secolo e paesaggi che ricordano l’armonia rinascimentale. Invece, vediamo strade bruscamente interrotte, cortili desolati con polli, fagiani o cucce di cani o giochi d’ombra formali su superfici brulle.
Di fronte, i dipinti di Adriano Annino, nato a Napoli nel 1983 e oggi residente a Milano. I suoi dipinti appaiono come documentazioni dell’ambiente quotidiano. Uno sguardo all’ambiente privato dell’artista. A un’analisi più attenta, si nota che elementi dei singoli dipinti ricompaiono negli altri. Il mezzo pittorico esprime una concezione più fotografica dell’immagine, che unisce la qualità dell’istantanea alla natura morta dipinta. Ci troviamo qui nella sala degli specchi delle immagini, presi nel ciclo continuo della nostra cultura visiva.
Lo stretto legame tra pittura e fotografia si ritrova su un altro piano nelle opere di Debora Garritani al centro del nostro spazio espositivo. Nata nel 1983 a Crotone in Calabria, oggi vive anche a Milano. Ciò che sembra pittura è in realtà fotografia. In questo modo, l’artista si ricollega a un discorso che è stato discusso più volte fin dall’invenzione della fotografia. Secondo le sue stesse dichiarazioni, l’artista basa la creazione delle sue fotografie sull’iconografia della pittura, in particolare quella rinascimentale, fiamminga e simbolista. Crea immagini oniriche in cui l’idea di vanitas gioca sempre un ruolo di sottofondo e risuona.
Antonio Barbieri, nato a Rho in Lombardia nel 1985, vive oggi a Grosseto in Toscana. Già dai titoli delle sue opere si evince che l’artista trae ispirazione per le sue sculture da forme naturali o le raffigura direttamente. Le utilizza per creare sculture geometriche e quasi fiabesche con l’aiuto delle tecnologie digitali e della stampa 3D, che si collocano tra strutture naturali e tecnoidi. Non sono affatto minacciose, ma affascinano con la loro monumentalità giocosa e quasi infantile.
Come si può vedere, la mostra del Premio Fondazione VAF di quest’anno riunisce ancora una volta una grande varietà di approcci artistici e di temi. Per concludere, vorrei sottolineare che questa mostra è solo una piccola selezione dell’attuale scena artistica italiana. Come avrete notato dai luoghi di residenza citati nel mio intervento, la maggior parte degli artisti rappresentati in questa mostra vive a Milano e nel nord Italia. Purtroppo, la disparità tra nord e sud Italia sembra esistere ancora.
Infine, vorrei ringraziare tutti coloro che hanno partecipato alla realizzazione della mostra qui alla Stadtgalerie Kiel. In particolare il mio team. Per l’impegno, la calma e la professionalità con cui hanno gestito gli ostacoli che comporta l’allestimento di una mostra di questo tipo. In primo luogo Sönke Kniphals, che ha avuto l’arduo compito di organizzare il contenuto delle opere d’arte, a lui sconosciute fino a tre o quattro settimane fa. Vedrete che ci è riuscito benissimo e ha creato un emozionante percorso nell’arte italiana. Vorrei anche ringraziare Stephan Tresp che, insieme al suo team, è responsabile dell’installazione pratica delle opere d’arte nelle nostre sale. Si tratta di: Hans Golz, Sebastian Scherl, Sascha Kayser, Timo Milke, Erik Aaderma, Gerret Scholz, Dennis Paulsen e la nostra volontaria FSJ Anouk Matezki. Infine, vorrei ringraziare gli artisti per i loro pensieri e le loro immagini visive e, infine, Simona Di Giovannantonio, che anche quest’anno è stata una referente competente per tutte le questioni relative alla parte italiana.
Vorrei ringraziare voi, caro pubblico, per la vostra attenzione e augurarvi una piacevole serata alla Stadtgalerie Kiel.
Dott. Peter Kruska
Direttore della Stadtgalerie Kiel
Articolo di Vittorio Sgarbi – Panorama – 26.06.2024
Adriano Annino
Antonio Barbieri
Chiara Calore
Valentina Diena
Roberto Fanari
Debora Garritani
Teresa Giannico
Jacopo Ginanneschi
Monica Mazzone
Alessandro Nanni
Davide Quartucci
Michele Tajariol
Beatrice Taponecco
Marcello Morandini
KIEL STADTGALERIE
12.3.– 22.5.2022
FERRARA CASTELLO ESTENSE
05.03.– 04.06.2023
Dopo la tappa tedesca (Kiel, Stadtgalerie, 11 marzo – 22 maggio 2022) il IX Premio Fondazione VAF arriva a Ferrara. Dal 5 marzo al 4 giugno 2023 le sale al piano nobile del Castello Estense ospitano questo prestigioso appuntamento, istituito dall’omonima fondazione tedesca per sostenere l’arte contemporanea italiana e dare impulso allo scambio culturale tra Italia e Germania.
In mostra nove protagonisti della scena contemporanea: Luca Azzurro, Renata e Cristina Cosi, Silvia Inselvini, collettivo KEM, L’orMa, Enrico Minguzzi, Sebastiano Raimondo, Dario Tironi, Valeria Vaccaro.
Il vincitore di questa edizione è stato L’orMA (Lorenzo Mariani) per la reinterpretazione dei materiali della scultura con intenti di ironica leggerezza; a Valeria Vaccaro è stato conferito il secondo premio per la capacità di metamorfosi dei materiali plastici; a Enrico Minguzzi è stato assegnato il terzo riconoscimento per la ricerca sulla trama pittorica e segnica della composizione. Una menzione speciale è stata riconosciuta al collettivo KEM per la promettente ricerca improntata nell’ambito dell’arte dei nuovi media.
Oltre alle creazioni dei nove artisti sono esposte alcune opere di Paolo Baratella (Bologna, 1935) a cui è stato conferito un premio alla carriera.
Per Ferrara la mostra costituisce una straordinaria occasione per proiettarsi al centro delle dinamiche artistiche attuali attraverso le opere di talentuosi artisti italiani. La riflessione proposta dall’organizzazione della manifestazione cerca di osservare con estrema attenzione i temi del contemporaneo concentrandosi non solo sui generi più tradizionali della pittura e della scultura, ma anche sulla fotografia e sui nuovi media quali installazioni e video arte.
La mostra è accompagnata da un catalogo in edizione bilingue italiano-inglese edito da Manfredi Edizioni.
Discorso del Presidente della VAF-Stiftung in occasione dell’inaugurazione del IX Premio 2021/2023 presso il Castello Estense di Ferrara
Gentili Signore, Egregi Signori,
A nome della Fondazione VAF e a nome di tutti i responsabili, desidero darvi il benvenuto all’inaugurazione del IX Premio della Fondazione VAF; qui nel Castello Estense di Ferrara, in questa splendida location con il suo straordinario contesto.
È la terza volta che partecipo all’inaugurazione della mostra e alla cerimonia di assegnazione del Premio. La prima volta accadde al MART di Rovereto ma, in tale occasione vi partecipai in veste di ospite e figlio del Fondatore dell’omonima Fondazione, dottor Volker W. Feierabend. Mentre, per la seconda e terza volta, in qualità di Presidente e Membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione VAF e come sono certo ricorderete, come un pubblico attento, ancora in quanto figlio del Fondatore.
La prima volta mi era parso un compito più semplice, poiché il Premio all’epoca era stato organizzato e inaugurato dal venerato e purtroppo prematuramente scomparso, dottor Klaus Wolbert. Ora ho preso il suo posto e confesso che a fronte di tutte le sue qualità e competenze, essere il suo successore è praticamente impossibile.
Uno dei fini di questo incarico è l’organizzazione del Premio. Contro ogni previsione, nel 2022, l’evento si è svolto a Kiel, con un anno di ritardo. Abbiamo dovuto far fronte a diverse problematiche, come le difficoltà di consegna e programmazione provocate dalla pandemia, che sono state faticosamente superate per la manifestazione di Kiel.
Oggi, per l’edizione 2023, ci troviamo qui a Ferrara, la sede italiana del Premio e fortunatamente, ciò non si è verificato in questa occasione, grazie al prezioso supporto organizzativo del Team della Fondazione Ferrara Arte e delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea del Comune di Ferrara.
A tal proposito, va notato a questo punto che il prossimo Premio è alle porte ed i suoi preparativi sono già in corso. Per questo motivo, vorrei cogliere l’occasione per annunciare l’apertura delle sue iscrizioni ai giovani artisti sino ai 40 anni di età. Quindi, se desiderate ammirare dei giovani artisti il prossimo anno, vi prego di invitarli a consultare il nostro sito web e presentare la loro candidatura. La data di chiusura delle candidature è prevista per il 21 maggio 2023.
Ci auguriamo di accogliere molti artisti talentuosi e creativi, affinché il X Premio sia ancora una volta un evento di grande valore.
Ma ora torniamo a noi: che cosa sarebbe il Premio senza i suoi validi partecipanti?
Ed è per questo motivo che vorrei cogliere l’occasione per ringraziare i nostri artisti di avervi partecipato con le loro eccezionali opere e realizzazioni artistiche, poiché senza di loro, tutti noi non potremmo essere qui.
Come per ogni Premio, non è stato facile per la Giuria scegliere i tre migliori esponenti tra i 9 finalisti, poiché tutti sono eccellenti, essendo stati selezionati tra quasi 100 partecipanti. Ma questo non è bastato, in quanto il compito più difficile per i giurati è stato quello di confrontarsi, anche vivacemente, per assegnare ai tre finalisti il primo, secondo e terzo posto.
Quindi, mentre percorrerete questa mostra, siate curiosi ed entusiasti di scoprire se sarete del medesimo avviso. E se arrivaste a una valutazione diversa, sappiate d’avere comunque ragione, poiché fortunatamente i gusti sono personali e quindi mai identici per ognuno di noi.
Desidererei, inoltre, attirare la vostra attenzione su una novità di questa IX Edizione. In questa edizione del Premio abbiamo creato un altro riconoscimento: il “Premio alla Carriera” che quest’anno sarà conferito a Paolo Baratella, nato a Bologna nel 1935 e scomparso il 3 marzo 2023.
In questa mostra l’artista è presente con alcune delle sue opere e ciò consente di stabilire un confronto diretto con i giovani artisti.
Gli porgo quindi il nostro benvenuto.
A tutti auguro di ammirare e apprezzare le eccezionali opere e creazioni degli artisti che partecipano al IX Premio in queste splendide affascinanti sale del Castello Estense di Ferrara.
Thorsten A. Feierabend – Presidente della Fondazione VAF
Luca Azzurro
Renata e Cristina Cosi
Silvia Inselvini
KEM
L’orMa
Enrico Minguzzi
Sebastiano Raimondo
Dario Tironi
Valeria Vaccaro
Paolo Baratella
L’orMa
Valeria Vaccaro
Enrico Minguzzi
L’OrMa, Madame Emadam, 2020
VAF-Stiftung
La Fondazione VAF, una fondazione senza scopo di lucro con sede a Francoforte sul Meno, si pone come obiettivo principale il compito di promuovere posizioni innovative dell’arte italiana e di farla conoscere al pubblico tramite mostre e pubblicazioni e attraverso l’assegnazione di un premio.
La proprietà della Fondazione si compone di una collezione di alto livello qualitativo e quantitativo di arte italiana del XX e del XXI secolo. Tra gli interessi della Fondazione VAF rientra la possibilità di continuare a espandere questa collezione attraverso ulteriori acquisti e di presentarla al pubblico interessato attraverso prestiti a musei in Germania, Italia e in altri paesi europei.
Il premio, a cadenza biennale, è un premio promozionale, precedentemente noto come “Premio Agenore Fabbri”, ed ora denominato “Premio Fondazione VAF”.
Il premio nasce nel 2003 allo scopo di promuovere, in particolare, il potenziale artistico e creativo degli artisti under 40. Nel corso degli anni ha vantato numerose collaborazioni con sedi espositive di rilievo nazionali e internazionali, come il Mart di Rovereto, il Museo della Permanente di Milano, il MACRO Testaccio di Roma, il Museo civico di Palazzo della Penna di Perugia, l’Institut Mathildenhöhe di Darmstadt, la Künstlerhaus di Graz e la Stadtgalerie di Kiel.
Sono aperte le candidature al X Premio