Laurea ad honorem a Volker W. Feierabend
Laurea ad honorem a Volker W. Feierabend
Laurea ad honorem a Volker W. Feierabend

Con grande piacere annunciamo che l’Università di Padova ha conferito, con una cerimonia che si è svolta nella splendida cornice dell’aula Magna di Palazzo del Bo, la Laurea magistrale ad honorem in:

Storia dell’arte a Volker Walter Feierabend, Fondatore della VAF-Stiftung.

La laurea onoraria a Volker Walter Feierabend viene conferita su proposta del Dipartimento di Beni culturali, archeologia, storia dell’arte, del cinema e della musica. Un imprenditore, Feierabend, la cui attività si è svolta prevalentemente in Italia a cui viene conferita la laurea onoraria con le seguenti motivazioni: “Ha dedicato la vita alla cultura creando fin dagli anni Settanta una collezione unica al mondo di arte italiana del ‘900, con 2200 opere di circa 350 artisti. Ha lanciato iniziative innovative come l’istituzione nel 2000 della Fondazione VAF (Volker-Aurore Feierabend), con l’obiettivo primario di una maggiore conoscenza in Germania dell’arte italiana e del suo contributo all’arte moderna, e partecipato attivamente alla creazione dell’importante collezione d’arte del Mart, Museo di arte contemporanea di Trento e Rovereto, concedendo in deposito permanente gran parte delle opere storiche e contemporanee della Fondazione VAF. Una missione incentrata quindi fin dall’inizio sull’Italia con la volontà di salvaguardare la propria collezione con un lavoro costante di ampliamento, conservazione, valorizzazione e tutela per garantire anche la continuità di un impegno intellettuale ed etico nei confronti dell’arte italiana”.

 

Nella giornata del 14 giugno 2024, in occasione dell’inaugurazione della 10ª Edizione del Premio VAF, alla Stadtgalerie di Kiel in Germania, si è deciso di dedicare al Dott. Volker Valter Feierabend la Fondazione VAF, da lui creata nel 2000, modificandone il nome. Dopo oltre un anno dalla formale richiesta del cambiamento del nome, inoltrata dal Presidente della Fondazione VAF Thorsten A. Feierabend, alle Autorità di Vigilanza delle Fondazioni competenti in Germania, è stato autorizzato il cambiamento del nome in “Fondazione Volker Walter Feierabend”, con l’acronimo “VWF”.
Recentemente al Dott. Volker Walter Feierabend è stato chiesto di rispondere ad una serie di domande per completare una Tesi di Laurea dal titolo “La Collezione VAF Stiftung e il MART”. Nelle sue risposte, qui di seguito pubblicate, si evidenziano molti aspetti della sua innata passione per l’arte e la cultura, in particolare per l’Arte italiana del Novecento e del Nuovo Millennio, che hanno portato il Dott. Volker Walter Feierabend a creare la Fondazione che oggi, dopo aver festeggiato i novanta anni, porta giustamente il suo nome.
Un nuovo e importante riconoscimento, dopo la Laurea ad Honorem in Storia dell’Arte, conferitagli dalla prestigiosa Università degli Studi di Padova.

Come valuta oggi a oltre vent’anni dall’inizio della collaborazione, il rapporto tra la Fondazione VWF e il MART di Rovereto?

A oltre vent’anni dall’avvio della collaborazione, posso dire che il rapporto tra la Fondazione VWF (acronimo di Volker Walter Feierabend, nuovo nome dato alla Fondazione VAF) e il MART ha assunto la forma di una collaborazione artistica e culturale che si è evoluta nel tempo, basandosi su un dialogo professionale stabile ed una stima operativa reciproca  e profonda. Non è più una relazione fra una collezione d’arte italiana ed un museo, ma un insieme di esperienze condivise nelle quali ricerca e interpretazione del mondo artistico e culturale contemporaneo, si supportano evolvendosi reciprocamente. Sin dagli inizi della nostra collaborazione, il MART ha dimostrato di poter sostenere la collezione d’arte e le finalità culturali della Fondazione in un percorso costante di ampliamento e di consolidamento scientifico, creando un laboratorio permanente di idee e di attività espositive in continua crescita. Oggi posso affermare che la collaborazione tra la Fondazione ed il MART si è trasformata in un legame strutturale nel quale il museo non è semplicemente il luogo nel quale le opere d’arte della Fondazione vengono presentate, ma la cornice critica e pubblica nell’ambito della quale dette opere vengono costantemente studiate e valorizzate attraverso la pubblicazione di prestigiosi cataloghi che documentano esposizioni monografiche, tematiche e collettive. Ciò che considero più prezioso è la qualità del dialogo che si è saputo realizzare, basato sul rispetto dei ruoli operativi, che hanno consentito di proporre letture inedite della nostra collezione, anche mettendo in luce e valorizzando le esperienze estetiche di artisti italiani oggi “dimenticati” o considerati “minori”. Dunque una collaborazione che rappresenta un progetto comune di crescita culturale in costante ampliamento e approfondimento.

Qual’è, secondo Lei, il principale valore aggiunto che una collezione privata può offrire a un Museo pubblico e viceversa?

Ritengo che una collezione privata come quella della nostra Fondazione possa offrire ad un museo (nello specifico il MART) la possibilità diretta di ampliare gli studi e le ricerche sul mondo dell’arte e dei suoi protagonisti. Il collezionista infatti, segue percorsi spesso basati sulla sua intuizione, esperienza e conoscenza artistica, con la volontà di operare scelte in assoluta libertà. Nella mia individuale esperienza di collezionista, ho sempre cercato di  soddisfare la mia curiosità escludendo consapevolmente molti artisti cosiddetti “di moda”, che però non rientravano nelle scelte con le quali ho inteso creare la collezione d’arte italiana della Fondazione.
Un museo invece, come nel nostro caso il MART, offre una struttura che senza dubbio può valorizzare una collezione d’arte sotto il profilo storico, offrendola costantemente alla conoscenza ed al giudizio critico-artistico di un pubblico vasto e competente.
I due valori si completano: da un lato il collezionista privato porta il risultato della propria passione artistica; dall’altro il museo la trasforma in un racconto condiviso.
All’interno del MART le opere della collezione della Fondazione dialogano con opere di altre collezioni, di altri periodi storici e linguaggi estetici, in un contesto artistico nel quale entrambi apportano competenze scientifiche e scelte espositive di importanti storici e critici d’arte. A mio giudizio, da questo incontro di intenti nasce un grande “valore aggiunto” ’che arricchisce la collezione della Fondazione e contestualmente apporta al MART un patrimonio culturale in continuo accrescimento ed evoluzione. In definitiva, la nostra esperienza dimostra che quando la dimensione pubblica e privata si incontrano, il risultato diventa estremamente efficace e positivo

Quali sono le prospettive future della partnership con il MART?

Sono convinto che le prospettive future di collaborazione tra la Fondazione e il MART saranno sempre più ampie e stimolanti. In primo luogo desidero evidenziare l’approfondimento scientifico, dedicato a nuovi studi e nuovi confronti sulle opere e sui protagonisti dell’arte italiana, dall’inizio del Novecento alla nostra contemporaneità. Sviluppando ulteriormente progetti di studi e ricerche artistiche condivisi, si potranno anche coinvolgere università, accademie, musei ed istituzioni che porteranno il MART ad essere una sempre più importante istituzione di riferimento, per lo studio dell’arte italiana in dialogo con il contesto europeo ed internazionale.
Il MART e la Fondazione potranno così continuare ad essere un fondamentale fulcro operativo, attraverso mostre e pubblicazioni concepite con progetti culturali condivisi ed inedite ricerche di approfondimento, come s è verificato con i Cataloghi Generali delle opere d’arte della collezione della nostra Fondazione, che abbiamo pubblicato in piena collaborazione con il MART. Si potrà inoltre ampliare e continuare a condividere la realizzazione dei nostri “Cataloghi Generali e Monografie di Artisti e Maestri italiani” e delle altre nostre pubblicazioni dedicate a “Temi e Movimenti”, “Cataloghi di Mostre”, “Collana giovani Artisti alla soglia del nuovo millennio”, “Collana Artisti del Novecento ritrovato” ed infine i cataloghi del “Premio”, organizzato dalla nostra Fondazione e riservato a giovani artisti sotto i quarant’anni.
Penso anche a mostre di ampio respiro culturale, capaci di parlare ad un vasto pubblico, che possano diventare anche itineranti grazie al supporto di altri musei ed istituzioni italiane e straniere. Anche attraverso l’innovazione digitale si potranno creare archivi multimediali e cataloghi online capaci di valorizzare la collezione della nostra Fondazione e promuovere una più larga diffusione della conoscenza dell’arte italiana a livello internazionale. La Fondazione ampliando la sua collezione d’arte italiana, l’attività editoriale, le iniziative rivolte ai giovani artisti ed altre attività complementari, potrà continuare a sostenere lo sviluppo di queste numerose risorse, contribuendo a rendere il MART una sorta di laboratorio concettuale formato da giornalisti, critici e storici dell’arte che in futuro avranno ancora moltissime pagine da scrivere e nuovi capitoli da dedicare alle attività artistiche globali.

Guardando al percorso di collaborazione tra la Fondazione VWF e il MART, quale risultato considera il più significativo e quale obbiettivo ritiene ancora da raggiungere?

A mio giudizio il risultato più significativo è la costruzione di una identità pienamente condivisa che ha fatto del MART la casa naturale della collezione d’arte italiana della nostra Fondazione. Non è stato un traguardo scontato, ma al contrario ha richiesto tempo, coerenza e fiducia reciproca. Nel corso degli anni, siamo riusciti a trasformare in maniera sempre più positiva, il rapporto tra un soggetto privato, rappresentato dalla nostra Fondazione ed una istituzione pubblica quale è il MART.
Abbiamo infatti costruito un dialogo paritario dentro il quale non esiste una semplice relazione di ospitalità, ma un lavoro condiviso attraverso il quale i progetti espositivi e le modalità di valorizzazione della nostra collezione d’arte, vengono discussi ed approvati con giudizi unanimi. Oggi, la raccolta d’arte italiana della nostra Fondazione, continua ad essere parte integrante del MART e le caratteristiche culturali congiunte sono diventate un riferimento operativo che continua costantemente a elaborare programmi condivisi anche con altri musei, fondazioni ed istituzioni nazionali ed internazionali. Sono certo che questa collaborazione continuerà ad essere un caso esemplare di cooperazione tra iniziativa privata e istituzione pubblica, diventando un significativo esempio per molte altre realtà ed identità culturali.

Che ruolo attribuisce oggi al collezionista nel sistema dell’arte contemporanea? È ancora mecenate o è diventato un attore più critico?

Penso che oggi il collezionista d’arte possa rappresentare entrambe le figure, di mecenate e di interprete critico, proprio perché ha le potenzialità di valutare il suo rapporto con il mondo dell’arte e degli artisti, esprimendo un suo giudizio critico ed estetico.
Il mecenatismo è estremamente fondamentale perché senza il sostegno diretto e personale agli artisti, non potrebbero nascere molte importanti collezioni.
Nello stesso tempo il collezionista può aspirare a diventare un critico esperto, che può contribuire a formulare indicazioni artistiche in grado di orientare ed influire anche sul giudizio estetico dell’opinione pubblica. Ecco perché ritengo che, in un sistema dell’arte sempre più complesso e ricco di proposte e risorse, il collezionista non può più limitarsi ad acquisizioni con il solo scopo di soddisfare una sua personale scelta artistica. La nostra Fondazione ha da sempre perseguito le proprie scelte, non per creare una raccolta di opere d’arte fine a se stessa, ma per realizzare un progetto culturale fatto di ricerca, studio e acquisizioni atte a evidenziare le variegate creatività espressive dei numerosi movimenti artistici italiani. Inoltre, si è sempre voluto sostenere, con uno sguardo attento e rigoroso, il lavoro dei giovani artisti, anche attraverso la realizzazione di un Premio biennale, riservato ad artisti sotto i quaranta anni, giunto alla decima Edizione. Mi preme inoltre sottolineare la creazione di un fondo librario della Fondazione, realizzato in decine di anni di lavoro, in costante arricchimento e costituito da oltre 17.000 cataloghi e volumi d’arte italiana, oggi disponibili e consultabili presso la Biblioteca dell”Università di Trento. Con queste premesse e con un concetto più ampio, posso affermare che il collezionista d’arte, pur mantenendo il suo ruolo di mecenate, è diventato consapevolmente una figura con più esperienza e maggiore capacità di scelte critiche, che risultano necessarie e fondamentali per la tutela e la crescita culturale del mondo dell’arte.

In un tempo di profonde trasformazioni digitali e globali, come si può mantenere vivo il legame tra collezione, memoria e ricerca storica?

In parte ho già delineato il mio pensiero rispondendo alla terza domanda nella quale mi sono soffermato sulle innovazioni digitali applicabili alla creazione di archivi multimediali e cataloghi online. Volendo approfondire ciò che penso, posso aggiungere che vivendo in un epoca dove la memoria rischia di essere sempre più un ricordo ancestrale, il mondo digitale ci offre una quantità di informazioni senza precedenti che però, se non bene utilizzate, hanno la potenzialità di emarginare e offuscare l’esperienza sino ad oggi acquisita, per renderla superficiale o, ancora peggio, farla apparire inutile. Per tale motivo, ritengo che nella nostra epoca, uno degli scopi fondamentali del mondo dell’arte, deve essere quello di uniformarsi alle più avanzate innovazioni ed esperienze, con la capacità di attualizzare e valorizzare la memoria storica anche attraverso l’utilizzo di nuovi strumenti. Per mantenere vivo il legame tra una collezione, memoria e ricerca storica, a mio giudizio diventa dunque necessario lavorare su più livelli. Innanzitutto bisogna provvedere alla creazione di un archivio contenente la documentazione di un rigoroso, attento e particolare studio di tutte le opere d’arte di una collezione e dei contesti artistici e culturali nei quali sono state create. Senza queste premesse di base, l’utilizzo del digitale, si riduce ad un puro strumento di mera ed insignificante informazione superficiale. Nello stesso tempo è altresì necessario e fondamentale prendere atto che queste nuove alternative di racconto, consentono di esplorare ed approfondire forme inedite di ricerca e studio, attraverso l’utilizzo di infinite informazioni che si possono acquisire con l’utilizzo degli strumenti digitali. Non si tratta di sostituire la nostra personale conoscenza e cultura artistica, ma di renderla accessibile ad una sempre più ampia vastità di persone.
In questo modo si può diffondere a più livelli il frutto delle esperienze storiche che, anche nel nostro caso, sono state necessarie per costruire una grande collezione d’arte italiana, composta da oltre 2700 opere, in costante ampliamento grazie all’ausilio di nuove donazioni e acquisizioni.
Il mondo digitale deve essere quindi vissuto come la chiave per aprirsi a nuove esperienze e possibilità di racconto, alla creazione di piattaforme online e mappe concettuali ricche di informazioni storico-artistiche. In particolare, la collezione d’arte italiana della nostra Fondazione, può far vivere tutte queste realtà, se continua ad essere supportata da una ricerca scientifica solida e da un museo come il MART, capace di valorizzarne gli aspetti e i contenuti per i quali la nostra collezione è stata creata. In definitiva, il futuro digitale non può essere una “minaccia” per la memoria e la ricerca storica, ma al contrario può sicuramente diventare una risorsa e il moltiplicatore di più ampie conoscenze artistiche e culturali.

Dott. Volker Walter Feierabend